Ed
eccomi finalmente pronta a ripartire alla grande con una intervista al
mio poeta contemporaneo preferito. Ho scelto un titolo un po’
provocatorio, perché se leggerete queste poesie ci troverete molta
sensualità, passione, inquietudine e nostalgia, un insieme di emozioni
talmente vere e immediate che la banale e “preconfezionata” sensualità
di certi libri la lascio volentieri sugli scaffali di supermercati e
Autogrill.
Francesco, so che stai già
lavorando a un nuovo progetto. Ci racconti da dove arriva questo
coraggio di scrivere versi nel 2013, un'epoca in cui la lingua italiana
scritta subisce ogni giorno, soprattutto tra i giovani, abusi e
violenze?
Essere poeti oggi sembra quasi una
forzatura. In primo luogo perché la gente ha, il più delle volte,
un'idea sbagliata della poesia e, dunque, del poeta stesso.
Nell'immaginario collettivo il poeta è una persona estremamente snob,
distaccata dal mondo, oppure il classico intellettuale bizzarro che pone
sé stesso su un piedistallo e si diverte a essere incomprensibile. E,
invece, il poeta non è che uno scrittore e la poesia non è che una
scelta di linguaggio con cui comunicare. Come tutti i linguaggi ha delle
sue regole, ma è anche cambiato nel tempo, diventando più attuale. In
secondo luogo perché spesso si rifiuta a priori l'idea di leggere
poesie, collegandole a quelle che si studiavano a scuola o alle frasi
sdolcinate che circolano sul web. È un vero peccato che la maggior parte
della gente dichiari che la poesia non è il suo genere, quando, in
realtà, spesso non solo non la conosce, ma non legge nemmeno altri
generi. É un luogo comune e basta. Se molti giovani iniziassero a
conoscere la poesia, forse apprezzerebbero di più la loro stessa lingua.
Ed eviterebbero mortificazioni e mutilazioni dell'italiano, come l'uso
improprio delle “K”, che se trovano una spiegazione logica nel
linguaggio degli sms, non possono essere utilizzate in ogni forma
scritta.
Scrivo sui Muri è un libro diverso dai precedenti, unisce aforismi e poesie. Com'è nata l'idea di scriverlo?
Volevo un libro che raccogliesse, oltre alle poesie, anche altre cose
che scrivo e che dicono molto di me. L'idea era insolita, ma, si sa, amo
sperimentare continuamente e essere totalmente libero. Così ho pensato a
un vero e proprio quaderno, dove annotare versi e aforismi. Un po' come
mi succede quando viaggio: ho sempre un taccuino su cui annoto frasi e
versi, nei momenti più insoliti. Non me ne separo mai.
Mi piacerebbe molto avere una tua opinione sul mondo dell’editoria
oggi, soprattutto in funzione della spasmodica voglia di scrivere che
sta contagiando tutti, quasi fosse una terapia.
Scrivere, in effetti, è sempre molto terapeutico e trovo che sia uno
strumento utile ad ognuno. Ma il problema è che, molto spesso, la
scrittura viene considerata (erroneamente) da molti come un modo facile
per raggiungere il successo e popolarità.
Oggi c'è un fenomeno
dilagante e preoccupante, quello dell'editoria a pagamento, che vive e
specula proprio sul desiderio di molti di avere notorietà e prestigio.
Case editrici improvvisate che pubblicano qualsiasi libro su richiesta
di denaro, illudendo gli sprovveduti (il più delle volte
giovani
autori), promettendo vendite e visibilità che non ci saranno mai. Sono
vere e proprie tipografie, pubblicano in cambio di soldi, con cifre
decisamente spropositate. Quei libri non solo non hanno alcun valore dal
punto di vista editoriale (qualsiasi casa editrice seria non considera
nemmeno questo genere di pubblicazione, pertanto è anche
controproducente sporcare il proprio nome con simili iniziative), ma non
verranno neanche distribuiti. Il risultato è che, se anche tecnicamente
il libro può essere ordinato ovunque, essendo dotato di codice ISBN,
nella realtà nessuna libreria lo ordinerà in assenza di un distributore.
Insomma, è una fregatura sotto tutti i punti di vista. Il vero
scrittore scrive per necessità, non si ferma di certo davanti ai
molteplici “No” delle case editrici. Scrive e insiste. Prima o poi, se è
davvero bravo, troverà un editore che lo pubblicherà. I più grandi
autori ci insegnano questo, credere in sé stessi e andare avanti. Il
successo facile non è mai auspicabile, soprattutto in questo settore.
Che cosa è per te la poesia? C’è un modo per aiutare i giovani ad avvicinarsi a questo mondo?
Il mio prossimo libro parlerà proprio del mio rapporto con la poesia, è
un progetto particolare che sto ultimando e di cui vado molto fiero
perché lo considero coraggioso e originale. Tornando alla domanda, non
so risponderti. Risulterò scontato nel dire che per me è vita, ma non
saprei trovare altra definizione. È qualcosa di inscindibile dalla mia
anima, è un istinto, non so se per tutti è così. Forse lo è solo per chi
è poeta e non per chi lo fa.
L'unico modo per avvicinare i
giovani alla poesia è scrivere poesie che siano belle e attuali. La
bellezza, quella vera, non conosce età e i giovani ne sono molto
sensibili, perché più puri. E poi promuovere i giovani poeti. I vecchi,
fatta eccezione per alcuni, sono noiosi. E spaventano i giovani, perché
sanno solo essere tristi e arrabbiati con il mondo. I ragazzi hanno
bisogno di sognare, di riscoprire l'amore e la bellezza in un mondo che è
sempre più brutto e difficile. Largo ai giovani poeti, allora, che
sanno essere più immediati. Se i vecchi, in tutti questi anni, non sono
riusciti a conquistare il pubblico più giovane, forse è il caso che ne
prendano atto e siano meno polemici, no?
Qui di seguito tutte le informazioni su quest'opera, grazie Francesco!
http://www.edizionigalassiaarte.it/opere/scrivo-sui-muri.html