Questo
è il post a cui sono affettivamente più legata, Franca Fronte è l’ostetrica che
ha seguito tutta la mia gravidanza e ha fatto nascere il mio piccolo, ho fatto
con lei il corso preparto, mi aveva convinta a partorire Elia in casa seguita
da lei, le vicende hanno invece seguito un percorso diverso, Elia aveva tre
giri di cordone attorno al collo e dunque è poi nato con un cesareo, proprio
per questo mi fa piacere farle alcune domande che probabilmente saranno seguite
con interesse anche da voi!
Franca, tu segui da anni donne che
decidono di partorire in casa, pensi che adesso ci sia un ritorno a questo tipo
di parto, le donne sono più consapevoli che ospedale non vuol dire sempre
sicurezza? Come valuti l’attuale approccio alla nascita delle future mamme?
Innanzi
tutto ti ringrazio molto per aver pensato a me, come persona e come
professionista: sono sempre felice di lasciare un bel ricordo alle donne che
assisto, perchè per me il lavoro non è soltanto tecnica ma anche relazione,
sostegno e ascolto. Quanto al parto in casa, il discorso è complesso: si tratta
di un’esperienza molto intensa, che richiede forte motivazione ma anche grande
esperienza da parte di chi assiste; nella Regione Piemonte esiste una procedura
ben codificata di gestione della gravidanza e del parto che prevede
programmazione attenta, meccanismi selettivi rigorosi, segnalazione dell’evento
all’ASL, attivazione durante il travaglio del 118 e del reparto ospedaliero più
vicino all’abitazione (per eventuale supporto in caso di necessità). Questo
consente all’ostetrica titolare dell’assistenza di operare in ambiti di
sicurezza, e alla donna di richiedere che le procedure vengano rispettate.
Muovendosi secondo queste direttive il parto a domicilio è possibile e sicuro,
principio confermato anche dagli studi serissimi condotti su migliaia di donne.
Peccato che le donne siano mediamente poco informate e non abbiano la
possibilità di pensare a questa soluzione nell’ottica che ho descritto, anzi:
il terrorismo psicologico è sempre dietro l’angolo, potendo alimentarsi di
ignoranza e pregiudizi infondati. Che ospedale non sia in automatico sinonimo
di sicurezza è concetto ampiamente dimostrato dalle analisi degli esiti
confrontate con quelli domiciliari, ciò che è riconosciuto anche dall’OMS. Se
le donne sapessero di quanta attenzione sono oggetto, insieme al neonato e al
neopadre, scegliendo questa alternativa, non ho dubbi che almeno la
considererebbero al pari di quella della nascita in ospedale. Un vero e proprio
“ritorno” direi che non c’è, e lo dicono i numeri: il parto in casa riguarda
ogni anno una percentuale limitatissima e stabile di situazioni. L’approccio
delle donne al parto è molto diversificato: si va dalla richiesta esplicita di
medicalizzazione e delega dell’esperienza (analgesia, taglio cesareo) alla
ricerca di un parto vaginale in casa ad ogni costo, persino dopo un taglio
cesareo, condizione assolutamente non consigliata dalle linee guida
internazionali perchè potenzialmente pericolosa per madre e bambino. Il bello è
che trovano anche l’operatore disposto ad andargli incontro... Nel mezzo sta
una variegata moltitudine di donne che cerca di orientarsi, spesso con fatica,
nel tentativo di vivere il parto al meglio, ma certo l’ansia è un elemento
molto presente e alimentato, più o meno consciamente, si pensi all’enorme e
superfluo ricorso ad esami di sangue, ecografie, etc.
Qual è normalmente il tuo rapporto
con i ginecologi che seguono le tue pazienti?
Il
mio rapporto con i ginecologi, essendo ora una libera professionista, è
tendenzialmente di dialogo, confronto, ricerca di soluzioni condivise per la
gestione della nascita, quando è previsto che avvenga nelle case di cura (a
domicilio le seguo integralmente io a partire dal terzo trimestre); il mio
ruolo è di mediazione tra i bisogni espressi dalle donne e le decisioni del
medico, ma questo non mi impedisce di farle riflettere sulle loro scelte quando
mi sembra che possano esserci alternative.
Ho letto recentemente di questo
cosiddetto “massaggio metamorfico” che aiuterebbe le donne ad avere fiducia nel
loro corpo, nel legame con il bambino e nella loro capacità di dare la
vita, insomma mi sembra che in
generale ci sia una voglia di ritornare all’importanza della donna durante il
parto, e poi ovviamente anche del nascituro, è così? E se si la condividi?
Sicuramente
condivido l’idea che mamma e neonato vengano messi al centro delle attenzioni
da parte degli operatori della nascita, ma a volte ho l’impressione che si
rivolga lo sguardo oltre ciò che invece sarebbe vitalmente necessario:
personale preparato, competente, capace di instaurare relazioni corrette ed
empatiche con le donne, restituendo davvero a loro la scena. Informare,
sostenere, incoraggiare, rispettare le scelte e vigilare con discrezione: è
questo che sviluppa la fiducia in sè stesse. Tutto il resto ben venga, ma “insieme”,
non “al posto” di...
C’è un’esperienza particolare che ti
ha colpita e non dimenticherai mai?
Ce
ne sono tante, ma certo quelle che più hanno lasciato il segno, nella mente e
nel cuore, sono le situazioni ospedaliere in cui le donne hanno deciso di non
riconoscere il neonato, i loro sguardi, le parole apparentemente distaccate.Un
episodio ancora molto vivo nella mia mente ha riguardato una donna senza
compagno, che aveva nascosto alla sua famiglia la seconda gravidanza; si era
sempre fasciata l’addome con una guaina strettissima, ma il travaglio è
iniziato con il primo bimbo di due anni ancora a casa, all’alba. Quando non ha
più potuto resistere, ha chiamato la vicina e un’ambulanza l’ha portata in
ospedale: il piccolo era appena nato e l’ho appoggiato sulla pancia,
rassicurandola. Quando siamo rimaste sole mi ha detto che lei aveva deciso di
darlo in adozione, non voleva nemmeno che si sapesse del parto. Le ho spiegato
che in quel caso la procedura prevedeva di portarlo via, allora mi ha chiesto
di lasciarlo ancora un pò sulla pancia; alla fine lo ha tenuto, spero siano
tutti sereni...Ma potrei andare avanti a lungo!
Per terminare, ci parli un po’ di
questo tuo nuovo progetto, il blog “Intorno alla nascita”?
Mah,
il blog è fratello del tuo, la copia della tua voglia di scrivere, comunicare
attraverso la parola scritta, provare a raggiungere donne, uomini e spaziare
sull’essere madri, padri, mammiferi, su biologia, istinto e razionalità, corpo
e cervello. Mi interrogo sempre tanto su tutto, e mi piace guardare il mondo
attraverso lenti diverse, con allegria e serietà, curiosare, scoprire cose
nuove per concludere che davvero più si sa e meno si sa, ma la vita è
conoscenza, sennò mica è vita... ;
))
Immagine icona del blog "Intorno alla nascita" |