sabato 31 marzo 2012

"INTORNO ALLA NASCITA" CON FRANCA FRONTE

Questo è il post a cui sono affettivamente più legata, Franca Fronte è l’ostetrica che ha seguito tutta la mia gravidanza e ha fatto nascere il mio piccolo, ho fatto con lei il corso preparto, mi aveva convinta a partorire Elia in casa seguita da lei, le vicende hanno invece seguito un percorso diverso, Elia aveva tre giri di cordone attorno al collo e dunque è poi nato con un cesareo, proprio per questo mi fa piacere farle alcune domande che probabilmente saranno seguite con interesse anche da voi!
Franca, tu segui da anni donne che decidono di partorire in casa, pensi che adesso ci sia un ritorno a questo tipo di parto, le donne sono più consapevoli che ospedale non vuol dire sempre sicurezza? Come valuti l’attuale approccio alla nascita delle future mamme?
Innanzi tutto ti ringrazio molto per aver pensato a me, come persona e come professionista: sono sempre felice di lasciare un bel ricordo alle donne che assisto, perchè per me il lavoro non è soltanto tecnica ma anche relazione, sostegno e ascolto. Quanto al parto in casa, il discorso è complesso: si tratta di un’esperienza molto intensa, che richiede forte motivazione ma anche grande esperienza da parte di chi assiste; nella Regione Piemonte esiste una procedura ben codificata di gestione della gravidanza e del parto che prevede programmazione attenta, meccanismi selettivi rigorosi, segnalazione dell’evento all’ASL, attivazione durante il travaglio del 118 e del reparto ospedaliero più vicino all’abitazione (per eventuale supporto in caso di necessità). Questo consente all’ostetrica titolare dell’assistenza di operare in ambiti di sicurezza, e alla donna di richiedere che le procedure vengano rispettate. Muovendosi secondo queste direttive il parto a domicilio è possibile e sicuro, principio confermato anche dagli studi serissimi condotti su migliaia di donne. Peccato che le donne siano mediamente poco informate e non abbiano la possibilità di pensare a questa soluzione nell’ottica che ho descritto, anzi: il terrorismo psicologico è sempre dietro l’angolo, potendo alimentarsi di ignoranza e pregiudizi infondati. Che ospedale non sia in automatico sinonimo di sicurezza è concetto ampiamente dimostrato dalle analisi degli esiti confrontate con quelli domiciliari, ciò che è riconosciuto anche dall’OMS. Se le donne sapessero di quanta attenzione sono oggetto, insieme al neonato e al neopadre, scegliendo questa alternativa, non ho dubbi che almeno la considererebbero al pari di quella della nascita in ospedale. Un vero e proprio “ritorno” direi che non c’è, e lo dicono i numeri: il parto in casa riguarda ogni anno una percentuale limitatissima e stabile di situazioni. L’approccio delle donne al parto è molto diversificato: si va dalla richiesta esplicita di medicalizzazione e delega dell’esperienza (analgesia, taglio cesareo) alla ricerca di un parto vaginale in casa ad ogni costo, persino dopo un taglio cesareo, condizione assolutamente non consigliata dalle linee guida internazionali perchè potenzialmente pericolosa per madre e bambino. Il bello è che trovano anche l’operatore disposto ad andargli incontro... Nel mezzo sta una variegata moltitudine di donne che cerca di orientarsi, spesso con fatica, nel tentativo di vivere il parto al meglio, ma certo l’ansia è un elemento molto presente e alimentato, più o meno consciamente, si pensi all’enorme e superfluo ricorso ad esami di sangue, ecografie, etc.
Qual è normalmente il tuo rapporto con i ginecologi che seguono le tue pazienti?
Il mio rapporto con i ginecologi, essendo ora una libera professionista, è tendenzialmente di dialogo, confronto, ricerca di soluzioni condivise per la gestione della nascita, quando è previsto che avvenga nelle case di cura (a domicilio le seguo integralmente io a partire dal terzo trimestre); il mio ruolo è di mediazione tra i bisogni espressi dalle donne e le decisioni del medico, ma questo non mi impedisce di farle riflettere sulle loro scelte quando mi sembra che possano esserci alternative.
Ho letto recentemente di questo cosiddetto “massaggio metamorfico” che aiuterebbe le donne ad avere fiducia nel loro corpo, nel legame con il bambino e nella loro capacità di dare la vita,  insomma mi sembra che in generale ci sia una voglia di ritornare all’importanza della donna durante il parto, e poi ovviamente anche del nascituro, è così? E se si la condividi?
Sicuramente condivido l’idea che mamma e neonato vengano messi al centro delle attenzioni da parte degli operatori della nascita, ma a volte ho l’impressione che si rivolga lo sguardo oltre ciò che invece sarebbe vitalmente necessario: personale preparato, competente, capace di instaurare relazioni corrette ed empatiche con le donne, restituendo davvero a loro la scena. Informare, sostenere, incoraggiare, rispettare le scelte e vigilare con discrezione: è questo che sviluppa la fiducia in sè stesse. Tutto il resto ben venga, ma “insieme”, non “al posto” di...
C’è un’esperienza particolare che ti ha colpita e non dimenticherai mai?
Ce ne sono tante, ma certo quelle che più hanno lasciato il segno, nella mente e nel cuore, sono le situazioni ospedaliere in cui le donne hanno deciso di non riconoscere il neonato, i loro sguardi, le parole apparentemente distaccate.Un episodio ancora molto vivo nella mia mente ha riguardato una donna senza compagno, che aveva nascosto alla sua famiglia la seconda gravidanza; si era sempre fasciata l’addome con una guaina strettissima, ma il travaglio è iniziato con il primo bimbo di due anni ancora a casa, all’alba. Quando non ha più potuto resistere, ha chiamato la vicina e un’ambulanza l’ha portata in ospedale: il piccolo era appena nato e l’ho appoggiato sulla pancia, rassicurandola. Quando siamo rimaste sole mi ha detto che lei aveva deciso di darlo in adozione, non voleva nemmeno che si sapesse del parto. Le ho spiegato che in quel caso la procedura prevedeva di portarlo via, allora mi ha chiesto di lasciarlo ancora un pò sulla pancia; alla fine lo ha tenuto, spero siano tutti sereni...Ma potrei andare avanti a lungo!
Per terminare, ci parli un po’ di questo tuo nuovo progetto, il blog “Intorno alla nascita”?
Mah, il blog è fratello del tuo, la copia della tua voglia di scrivere, comunicare attraverso la parola scritta, provare a raggiungere donne, uomini e spaziare sull’essere madri, padri, mammiferi, su biologia, istinto e razionalità, corpo e cervello. Mi interrogo sempre tanto su tutto, e mi piace guardare il mondo attraverso lenti diverse, con allegria e serietà, curiosare, scoprire cose nuove per concludere che davvero più si sa e meno si sa, ma la vita è conoscenza, sennò mica è vita...  ; ))
Immagine icona del blog "Intorno alla nascita"

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