martedì 3 aprile 2012

EMANUELA E LUCA, ANIME DEL MOVIMENTO PACIFICO CONTEMPORANEO NO TAV.






Massimo Zucchetti, è professore di impianti nucleari al Politecnico di Torino e dice NO TAV
Andrea Merlone è il Primo Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica di Torino e dice no Tav. Vado avanti? Vado avanti, e vado avanti fino al numero 360, il numero di un fior fiore di ingegneri, architetti, ricercatori, fisici che hanno firmato per dire scientificamente NO TAV.
Poi succede che Luca, proprietario di uno dei terreni che verranno espropriati  per far passare il TAV, si arrampica su di un traliccio a 12 metri di altezza per attirare l’attenzione su quello che gli succederà. E si fulmina e cade.
Luca ha fatto una scelta nella sua vita, coltivare la terra che ha ereditato dai suoi nonni, vive dei prodotti che ottiene da questo lavoro. Aldilà del fatto che ci sono almeno 360 componenti della comunità scientifica contrari (ma sono molti di più). Aldilà del fatto che si può essere o meno d’accordo sulla costruzione di quest’opera. Aldilà del fatto che i valsusini sono attenti all’ambiente in generale. Aldilà di tutto. Ma noi lo sappiamo come ci potremmo sentire se ci portassero via ciò che è nostro?  Non lo sappiamo. Almeno, io ho la fortuna di non saperlo ma  Luca certamente mi ha dato una mano a capirlo.
Emanuela la compagna di Luca, ha accettato di farsi intervistare da me, la ringrazio tanto di aver accettato questa breve intervista, spero soprattutto che sia utile a diffondere il messaggio anche attraverso il mio blog.
Voglio subito addentrarmi nel nocciolo della questione che coinvolge il movimento soprattutto in questo periodo: è difficile non notare come i media, le istituzioni e le loro azioni, mi riferisco in particolare agli arresti dei vostri militanti, vogliano in ogni modo criminalizzare il movimento e tentino di eguagliarlo agli occhi dell’opinione pubblica al terrorismo degli anni di piombo, come risponderete a tutto questo?
La criminalizzazione del Movimento No Tav da parte dei media e delle istituzioni, fa parte di un disegno repressivo atto a soffocare una protesta che ormai è dilagata in tante città italiane. Reprimere il dissenso della Val Susa in questo momento di crisi dove altri focolai di contestazione si sono innescati per diverse ragioni in tante città del paese (perdita dei posti di lavoro, aumento dell’età pensionabile, tagli a istruzione e sanità ect), vuol dire reprimere il mal contento di un’intera nazione e assoggettare le persone al proprio potere. Non dimentichiamo che negli ultimi tempi, il Movimento No Tav è un esempio di resistenza al soppruso per molti.
Paragonare la nostra lotta popolare che dura ormai da 20 anni, con il terrorismo degli anni di piombo è un ennesimo tentativo da parte delle istituzioni, di alzare il livello di tensione. Noi rispondiamo respingendo al mittente queste accuse e continuando a resistere alla prepotenza di chi ci governa, con le azioni non violente che ci hanno sempre contraddistinto.
I lettori del mio blog provengono da tutta italia e purtroppo non tutti sono cosi dentro l’argomento come si vorrebbe, possiamo spiegare in concreto che cosa succederebbe ai valsusini se i lavori per il Tav andassero avanti?
Le ragioni del no alla nuova linea Torino-Lyon sono state ampiamente argomentate in questi anni da tecnici, ingegneri, professori di istituti importanti quali il Politecnico di Torino e di Milano per citarne alcuni. Una mole di documentazione dati alla mano, a dir poco impressionante. Nessuno è mai stato preso seriamente in considerazione. Veniamo continuamente ignorati. Basti pensare che l’ultima lettera inviata al Presidente Monti per chiedere l’interruzione dei lavori e firmata da 360 nomi autorevoli , non ha mai ricevuto neppure una misera risposta.
Quello che succederebbe in concreto per noi che abitiamo in Val Susa sarebbe lo stupro del nostro territorio, con cantieri che durerebbero decenni, che non produrrebbero i posti di lavoro tanto acclamati in questi anni come specchietto per le allodole. Ci sono seri rischi per la salute pubblica. I massicci alpini che si vorrebbero scavare contengono, asbesto (amianto), radon ed altre sostanze nocive che liberandosi nell’aria creerebbero una serie di problemi sanitari sulla popolazione locale, di grave entità. Inoltre, sospinte dai venti che spesso soffiano in Valle, arriverebbero anche a Torino. Senza dimenticare la perdita delle falde acquifere (vedi l’esperienza del Mugello) già deturpate in parte dalla costruzione dell’autostrada Torino Bardonecchia di qualche anno fa.
Rimane poi il fatto che in un momento di crisi generale come quello che l’Italia sta vivendo,  una spesa di 20 miliardi di euro è assolutamente inopportuna e dannosa. Questi soldi dovrebbero essere stanziati per favorire quelle opere utili per i cittadini, la riqualificazione delle scuole, degli ospedali, dei servizi ferroviari per i pendolari. Ci opponiamo a questo sperpero di denaro pubblico che sono i soldi di tutti noi. Basti pensare che un centimetro di tav costa 1.200 euro (avete letto bene,) che è lo stipendio di un operaio.
In buona sostanza ci troviamo davanti ad una nuova Salerno- Reggio Calabria. 
L’impressione che ho io e molti dei miei contatti facebook è che il Tav sia diventato un problema politico ormai, leggo solo dichiarazioni di principio, dal presidente del consiglio a Cota, "la dobbiamo fare perché lo vuole l'Europa" e "serve per non rimanere isolati”, voi cosa rispondete a queste affermazioni?
E’ falso dire che il Piemonte rimarrebbe isolato dall’Europa.
Sulla linea ferroviaria storica abbiamo già l’alta velocità perché vi transita il TGV che collega Torino con Lyon attraverso il traforo del Frejus. Abbiamo due strade statali e un’autostrada che ci collegano alla Francia. E poi questa storia che lo vuole l’Europa ormai è ridicola ed obsoleta. Portogallo e Spagna hanno rinunciato definitivamente. Qui ci sono in ballo 670 milioni di euro che la Comunità Europea dovrebbe erogare per il tunnel geognostico della Maddalena. Sono una marea di soldi che non vogliono utilizzare per migliorare le nostre vite. Vogliamo riprenderci il nostro futuro e ci opponiamo a questo sperpero di risorse pubbliche e alla devastazione dell’ambiente.
Noi continuiamo a documentare le nostre ragioni, loro continuano a nascondersi dietro a frasi fatte e luoghi comuni.
Non voglio entrare nella tua sfera privata, so che Luca sta meglio, se ti va ci dai la tua personale spiegazione sul suo gesto? Sicuramente la tua versione è quella più attendibile dopo tutto e il contrario di tutto quello che si è letto in questo periodo.
Da nove mesi viviamo in una Valle completamente e prepotentemente militarizzata. Quest’opera ce la vogliono imporre con l’uso della forza. Hanno mezzi, equipaggiamento militare fatto di scudi, manganelli, gas lacrimogeni al CS.
Noi possiamo difendere le nostre ragioni credendo anche in un mondo libero e di persone uguali, solo opponendoci con azioni non violente.
Salire su quel traliccio è stato il gesto di Luca di difendere la nostra Terra e il futuro di intere generazioni dalla devastazione. Un gesto generoso come nel suo modo di essere, che poteva costarli la vita. Quella mattina ha pensato che quello fosse l’unico modo per rallentare lo sgombero della Baita Clarea e l’occupazione di terreni che non erano neppure stati regolarmente espropriati! (le lettere di esproprio sono arrivate quasi comicamente, 4 giorni dopo e l’11 aprile ci sarà la sceneggiata dell’esecuzione dell’esproprio da parte di LFT, Lyon Turin Ferroviaire, che loro chiamano ”temporaneo”.)
Se i funzionari di PS avessero seguito le procedure di sicurezza consone ad un contesto come quello, staccando l’alta tensione e chiamando i vigili del fuoco che avrebbero steso i materassi anti caduta, saremmo riusciti a temporeggiare l’avanzata delle forze dell’ordine. Magari poteva nascere una trattativa che so, arrivare ad un accordo. Luca non si sarebbe quasi ammazzato inseguito da quel rocciatore che ha solo fatto si che lui si arrampicasse sempre più in alto, fino ad entrare in contatto con l’arco che la tensione elettrica genera vicino ai cavi.
Non c’è stato il tempo per trovare alcun accordo e neppure la volontà da parte loro di farlo. Infatti mentre Luca giaceva a terra esanime, le ruspe continuavano a lavorare. Grazie Emanuela, grazie Luca. 

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