mercoledì 28 marzo 2012

Jekolab, il motto è: giocare è una cosa seria e imparare può essere divertente






 

Tutti quanti ma soprattutto mamme e papà, non perdetevi questo post, ricco di spunti su cui riflettere,un punto di vista nuovo da cui guardare il mondo digitale che campeggia e campeggerà nella vita dei nostri figli.

Quanto sono forti questi di Jekolab, li ho scoperti per caso, anzi, li ha scoperti il mio compagno scorrazzando per la rete, è un gruppo di giovani torinesi grafici, informatici, illustratori nonché mamme e papà che progettano applicazioni educative rivolte al’infanzia e suddivise per fasce d’età comprese tra i 3 e i 12 anni. (ehm, mio figlio ha 16 mesi ma già le adora…). Le app di JekoLab sono progettate per essere utilizzate sui principali tablet e dispositivi portatili. Cosi mi è venuta voglia di intervistarli e Silvia Carbotti, responsabile creativa di Jekolab, risponderà alle mie domande e spero che anche voi come me vi innamoriate dei loro progetti.

Silvia, Jekolab è un progetto del 2011, come è nata questa idea di buttarvi in una simile avventura?

JekoLab è un gruppo nato circa un anno e mezzo fa grazie alla messa in campo di energie e idee di due gruppi torinesi, Fargo Film e Appymob. Il primo si occupa principalmente di produzione cinematografica, animazione e spot pubblicitari, il secondo di comunicazione e marketing on-line. Queste due realtà hanno unito risorse e competenze per realizzare applicazioni per bambini dopo aver rilevato le potenzialità proposte dai tablet in termini di interattività, multimedialità e creatività. La tecnologia touchscreen, infatti, ha introdotto una generazione di strumenti che permettere un notevole accesso al potenziale creativo di ogni individuo. Il tablet consente anche ai più piccoli di giocare, manipolare e apprendere produttivamente in una costante e personale costruzione della conoscenza. Questa tecnologia, inoltre, annulla tutte le barriere fino a questo momento rappresentate dagli strumenti input quali mouse, joystick e tastiere e rende la User Experience, ovvero l’esperienza che i bambini vivono attraverso le applicazioni, un momento ricco di stimoli, senza continui errori o difficoltà di destrezza che spesso rappresentano la ragione di abbandono in un videogioco o nella navigazione di un sito web. JekoLab riconoscendo questo valore al tablet, che sotto certi aspetti possiamo considerare “il contenitore”, si è dedicata nello specifico alla creazione di contenuti che potessero fornire il reale valore aggiunto, per tematiche, scenari, interazioni e linguaggio, e coerenti con il target d’età al quale si rivolgono.

Ho letto della vostra posizione, ovviamente positiva, sull’utilizzo delle tecnologie da parte dei bimbi, purché fatto in un certo modo. Tu ritieni che un’app possa sostituire un libro o un gioco manuale, oppure è un’alternativa valida? 

A mio avviso no. Penso che realizzare un app/fiaba oppure lavorare ad un libro cartaceo non sia la stessa cosa, così come non lo è la fruizione. Il libro resta il media per eccellenza, che può essere letto, scarabocchiato… anche lanciato se necessario! La carta, ma anche i giocattoli tradizionali continueranno ad avere il fascino di sempre. Del resto nonostante possiamo disporre di moto e automobili veloci, ci sono persone che amano muoversi in bicicletta così come il riscaldamento autonomo non ha tolto il gusto del caminetto. Semplicemente ci sarà un tempo per uno strumento ed un tempo per l’altro e magari un tablet e il nostro libro preferito viaggeranno vicini nella stessa borsa. Quello che a mio avviso sta diventando importante, rispetto al passato, è piuttosto fornire ai bambini delle regole così come degli strumenti per poter padroneggiare, non solo nell’uso ma anche nella comprensione, questi supporti e questi contenuti.

Secondo te un bambino è in grado di discernere la realtà da un mondo digitale così interattivo, e quindi in qualche modo per lui “reale”?

Credo che come ogni cosa esistano due facce di una medaglia. Per una parte la sensazione che ho, nel vedere non solo i prodotti di JekoLab ma anche quelli di altre factory, è che attraverso le apps si stia andando nella direzione di contenuti in grado di  ricreare il gioco simbolico, da sempre  fondamentale per la crescita e la maturazione dei bambini. Sin da piccolissimi, infatti, i bimbi imitano gli adulti nel cucinare, fare giardinaggio, svolgere lavori come il muratore, il panettiere, il parrucchiere… ripetendo schemi e sequenze fedeli alla realtà. Gli ambienti proposti dalle apps, non saranno mai la realtà, né verranno percepiti come tali,  ma stanno diventando sempre di più lo spazio del “facciamo che io sono…”, lo spazio per costruire, in autonomo e prima persona, conoscenza. L’altra faccia della medaglia riguarda tutti i temi della dipendenza o del sovraccarico cognitivo ovvero di una concentrazione eccessiva di stimoli sonori, visivi, e percettivi. Per questa parte, a mio avviso, occorre che i genitori diventino un po’ media educator e che forniscano spunti e regole affinché l’ambiente proposto da un’app non sia l’unico possibile per apprendere, conoscere e stupirsi delle cose. 

 















Che tipo di risposta state ricevendo dai genitori e da tutto il mondo che ruota attorno all’infanzia

 I genitori sembrano essere molto attenti ai temi legati alle tecnologie per l’infanzia. Vedono i propri figli avvicinarsi a computer, tablet e smartphone con una certa disinvoltura e sempre di più si domandano come devono relazionarsi ai propri figli su questi argomenti. Altri, invece, cercano strumenti e informazioni su come selezionare i contenuti. Per i videogiochi esiste, l’ormai molto consolidato il codice PEGI, il web seppure delle volte con scarsi risultati propone browser per i bambini o sistemi di parental control. Per le apps è un po’ più complesso. Esiste un sistema di rating  ma i genitori voglio strumenti un po’ più solidi per scegliere cosa acquistare e soprattutto come usare quello che scelgono… A questo proposito abbiamo attivato sul nostro sito una sezione Question Room in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino dove riproponiamo alcuni quesiti che arrivano su una casella di posta dedicata e ai quali risponde proprio la Facoltà con consigli delucidazioni e piccoli suggerimenti. Abbiamo deciso di aprire questo spazio nell’ottica di una vera e propria cultura tecnologia legata al non solo ad una fruizione dei media ma anche un’educazione ai media.



Come nasce l’idea di un’app? Mi riferisco in particolare alle favole che mi incuriosiscono molto.

Le favole sono racconti che convogliano al loro interno, seppure in brevi passaggi, la sintesi dei tipi umani, i buoni, i cattivi, il personaggio che viene in aiuto della principessa, l’ironia, la paura. La scelta di lavorare sulle fiabe è nata spontaneamente queste soddisfano, sotto la veste del meraviglioso, i bisogni profondi che sono comuni a bambini e adulti: il bisogno di conoscere il mondo, la vita, ma anche se stessi. Abbiamo trascorso del tempo a rileggere storie e ricordarne alcune che avevamo completamente dimenticato: Pelle d’asino, Cinque in un baccello, Il principe senza paura… e che bello leggere fiabe! Poi abbiamo lavorato sui personaggi, non volevano fiabe “vicine” alle femminucce ma che incontrassero anche l’interesse dei maschietti, storie universali. Quindi per cominciare siamo partiti dai Tre porcellini per una fascia d’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Proprio in questi giorni, invece, è in uscita Raperonzolo… all’insegna dell’universo femminile con le sue lunghe chiome, ma anche con quella punta di terrore proposta dalla strega e dalla sua risata diabolica che non guasta mai. La genesi della app è solitamente un lavoro composto da più parti: dapprima viene ridotto il testo in sequenze e calibrato sul target al quale intendiamo rivolgerci (questo determina frasi più o meno lunghe, tempi verbali e vocaboli adatti) successivamente viene realizzato uno storyboard per la parte di illustrazione e uno storyboard tecnico con indicazioni di interazioni e suoni. Queste attività significano una costante relazione tra le parti che, ciascuna per le proprie competenze, partecipa con idee e punti di vista. Parallelamente a tutto ciò provvediamo alla scelta degli speaker, alle traduzioni dei testi e alla registrazione delle storie. Una volta pronti tutti i pezzi l’app viene realizzata e testata ed eventualmente revisionata. In tutto ciò non va dimenticato il ruolo della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino che certifica alcuni dei prodotti JekoLab (tra cui proprio le fiabe) e che svolge in itinere un lavoro di supervisione e approvazione di tutto il progetto dalle fasi preliminari fino alla messa on-line dell’app. 


Ti è capitato di vedere qualche bimbo particolarmente appassionato alle vostre storie e giochi digitali?
 
Come teniamo spesso a ripetere, JekoLab punta sul fatto di essere un team multidisciplinare composto da informatici molto preparati, grafici super aggiornati, educatori, persone che lavorano su temi a cavallo tra l’educazione e la tecnologia. Ma senza dubbio lo sguardo che hanno sui prodotti parte dal presupposto che molti di loro sono mamme e papà ed  è evidente che la prima cosa che si chiedono è se loro sceglierebbero questi prodotti per i propri figli… Naturalmente prima che le app vengano messe sul mercato i bambini non solo hanno dato il loro serissimo giudizio, ma spesso, come auspica la migliore delle tradizioni nella ricerca delle tecnologie per la didattica, i più piccoli sembrano partecipare al disegno delle stesse tecnologie con pareri, lucide intuizioni o semplicemente esprimendo il loro gradimento. Persino il nostro Jeko è stato sottoposto al severo vaglio di alcuni bimbi che tra tante proposte hanno scelto proprio lui… e non un altro. Perché come dice il nostro motto Giocare è una cosa seria.
Qui di seguito potete godervi degli assaggi delle loro creazioni,  come già accennato da Silvia proprio oggi è in uscita  la loro nuova app di Raperonzolo e già molte testate nazionali hanno annunciato la notizia. Per l’occasione hanno deciso di abbassare a 0,79 € il prezzo della fiaba dei Tre Porcellini, il loro primo orgoglio editoriale che ha riscosso un grande successo nell’app store Italiano.
Ecco dunque il link al loro canale youtube dove hanno caricato i video (in diverse lingue) delle app in funzione e di seguito due screenshots delle fiabe ... Tutti per voi! 
 
Video interessante che riassume quanto evidenziato da Silvia nell'intervista
Se desiderate fare acquisti:
RAPERONZOLO SU ITUNES

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