sabato 26 maggio 2012

Stefierre: da fashion designer ad artigiana e poi ancora fashion designer

Ciao a tutti miei cari e care, vi informo che a breve verrà pubblicata anche la versione in inglese dell'intervista alla mamma di Tomaso ed Elisabetta, Metabolè terrà sempre alta l'attenzione su questa vicenda. Oggi riprendo la mia attività di blogger (eh si, ormai facciamo moltissime visite giornaliere e abbiamo raggiunto le 4000!!) presentandovi Stefania Riboni, proprietaria del marchio Stefierre: ancora una volta e con estremo piacere offro uno spazio all’”alternative fashion”, ormai lo sapete che è la mia passione ma cerco sempre di selezionare realtà particolari ed interessanti proposte da questo mercato.
Ebbene Stefania ha deciso di sfidare il “sistema moda” della sua città, Milano, quindi scelta coraggiosa, per intraprendere un suo personale percorso creativo davvero di talento. Seguite la sua storia, i suoi inizi e le sue opinioni su IED e dintorni!
Le sue collezioni sono sorprendenti, oltretutto se si considera che sono per la maggior parte confezionate con tessuti naturali, a chilometro zero o recuperati da magazzini in disuso.
Stefania ci racconti qualcosa della tua vita, come nasce la tua visione etica della moda e questa ricerca attenta dei tessuti?
Beh, la visione etica parte inanzitutto dall’approccio professionale con collaboratori e fornitori, passa attraverso una tipologia di produzione assolutamente di qualità, l’utilizzo dei materiali selezionati e il tutto all’interno sempre dei confini italiani.Io promuovo e faccio Made in italy, considero etico disegnare in italia, produrre in italia, recuperare tessuti italiani che andrebbero, altrimenti, allo smaltimento perché non più interessanti per il mercato del fashion system, e considero etico acquistare fiducia da parte dei miei clienti facendogli solo indossare il capo giusto, senza troppo marketing e pubblicità.
La “mia visione etica della moda” si crea e si concretizza poco alla volta, non è stata progettata a tavolino. Semplicemente mi sono trovata poco in sintonia con tutto ciò che ho visto e vissuto nel momento in cui ho toccato con mano il fashion system classico, fatto di stereotipi, poca collaborazione, poca etica remunerativa e professionale e troppa immagine dietro alla quale si cela tanto fumo.
Come si autoproduce una critical fashion designer? 
Con tanto sudore e rinunce. Gli investimenti da fare sono sempre tanti, le spese e le tasse ancora di più, ma il meccanismo che smuove poi l’introito continua a risultare troppo lento in Italia, soprattutto se non ci si relaziona direttamente col cliente finale.
Un po’ di tempo fa ho letto un’intervista a Chicca Lualdi che criticava aspramente la formazione degli stilisti presso lo IED, lo ha definito una cozzaglia di vecchi falliti che non sono in grado di trasmettere alcuna idea di grandezza agli studenti: a giudicare dal tuo lavoro direi che sei un’eccezione, oppure si sbaglia, tu cosa ne pensi?
....potrei osare dire che sono un eccezione?!...nel senso che una critica aspra verso lo IED potrei essere la prima a sostenerla!
Sicuramente non perché riesca a definirmi una persona riuscita… sono ben lungi dal “ riuscire” in qualche modo ed ho ancora tante cose da imparare!
Io, assieme a molti altri artisti, stilisti e artigiani, abbiamo avviato una macchina nuova in un momento di crisi, in un'Italia lenta nella reazione e, sicuramente, poco capace non dico di sostenerci e appoggiarci economicamente, ma almeno di lasciarci lavorare serenamente, senza ostacolarci.
Ci racconti qualcosa delle tue collezioni? Quante ne hai all’attivo? E c’è un mood particolare che le caratterizza?
Allora…dovrei aver 8 collezioni all’attivo, mi sembra. Ho iniziato nell’estate 2008.
Rispetto all’inizio il mio stile è un po’ cambiato, sono sempre in evoluzione, ma credo si possa riconoscere facilmente un'impronta che accomuna tutte le stagioni, anno dopo anno. 
Forme morbide, tagli geometrici, un design semplice ed essenziale, giochi di volumi che permettono a molte donne dai corpi ed età differenti, di rispecchiarsi nelle mie collezioni sentirsi eleganti, uniche e comode. Questo è quello che mi riportano anche le mie clienti.
Uso sempre un tocco di verde in ogni collezione, non manca mai, come non mancano mai i mille bottoni che uso come ornamento e le bolle a contrasto su abiti e maglie.
In Italia qual è il maggiore problema per la promozione dei giovani talenti? L’industria della moda è una potenza nella nostra nazione, tu ti senti tutelata?
Io non faccio parte dell’industria della moda, il mio è un micromercato in un micromondo… Il mercato neanche si accorge di noi e l’industria della moda non solo non ci appoggia e non incentiva nuovi creativi, ma li ostacola
C’e da dire anche che avrei dei seri dubbi a snaturare l’identità del mio prodotto nel caso in cui un finanziatore uscito fuori dalla camera della moda mi proponesse di industralizzare il tutto, producendo all’estero e riducendo l’attività di uno studio di stile a quella di “scopiazzatori dei venti passati”.
In generale la promozione per giovani talenti è indirizzata solo verso coloro che hanno le giuste conoscenze ed un buon trampolino di lancio dal punto di vista economico e familiare.
Non esiste facile accesso a finanziamenti anche se hai buone idee e, talvolta, capacità imprenditoriali interessanti, oltre che un buon prodotto. Sarei felice di essere contraddetta su questo punto e anche indirizzata, se possibile.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
E’ una domanda da 20 mila euro!
Triplicare la produzione, assumere o poter colaborare almeno con un paio di persone, concretizzare  gruppi di acquisto stabili e collaborazioni con aziende fornitrici, consolidare collaborazioni profique con negozi sparsi per l’Italia e  perché no, qualcuno anche all’estero.
Dulcis in fundo: sarei felice di comprare un negozio qui a Milano.
Dici che bastano questi progetti?
Sono tanti, ma, più ne hai, più è facile che qualcuno si concretizzi!
Grazie Stefania.
Stefierre la potete trovare:
StefierreLab
via ponte di legno 2 lambrate  - Riceve le sue clienti su appuntamento.
Negozi che espongono il suo marchio:
- Baby’s in black - via eustachi 6, Milano
- Ecò - via luigi cibrario 2, Torino
- Green à porter - galleria falcone e borsellino 4/c, Bologna
- Interno 11 - via mantova 30, Trento

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